giovedì 11 novembre 2010

"Piace cantemo?" "Cantè cantè"

Oggi è l'undicesimo giorno dell'undicesimo mese. Magari per qualcuno significa compiere gli anni, per qualcuno ricordare un avvenimento, un matrimonio, un fidanzamento, la morte di un caro o l'appuntamento dal dentista. Per la maggior parte della gente questo giorno significa poco o niente.
Per la nostra comunità oggi invece è un giorno tra i più importanti dell'anno dopo le sagre (o perlomeno lo era). Il santo del giorno è San Martino, e ciò non ha niente a che vedere con la nota località turistica, ma San Martino, 11 novembre, combacia piuttosto con una ricorrenza piuttosto particolare dismessa solo pochi anni fa, e tornata inaspettatamente in voga(seppur in maniera leggermente differente) quest'anno.

Nei nostri paesi di Mis e di Sagron, nonchè nelle vicine frazioni di Gosaldo (ammetto di ignorare se tale usanza si spinga più in là oppure no) in questo giorno, i bambini e ragazzi dai 6-7 ai 13 anni (di solito il termine ultimo è la terza media) si raggruppano nel primo pomeriggio, subito dopo un rapido pranzo casalingo, e si incamminano casa dopo casa, campanello dopo campanello, anticipando le loro intenzioni con la locuzione "piace cantemo?" per poi intonare qualche strofa della tradizionale canzone di San Martino, ricevendo dagli ascoltatori come compenso una modesta somma di denaro (fino più o meno gli anni '70 il compenso era spesso in frutta o altri generi alimentari). Dopo aver cantato per tutto il paese e oltre (a seconda della zona di competenza), i fanciulli si dividono equamente il ricavato, che verrà poi adoperato per una cena in compagnia. In sostanza, questa era ed è, la tradizione "de 'ndar a cantar San Martin".

Questa usanza è sempre stata particolarmente sentita, quasi scontata, ed era quasi inconcepibile che solamente oltrepassando il passo questa fosse completamente sconosciuta. Ai compagni "sòc" delle medie, che niente sapevano, era praticamente impossibile anche solo spiegare il funzionamente di una festività tanto ovvia per noi, e dopo magari qualche vano tentativo di approccio, del tipo "sieo 'ndati voialtri a cantar San Martin?" "Che elo che?", ci si godeva in pace tra di noi la sudata "minella".

A San Martino, tra le altre cose, si accentuano nella nostra zona i campanilismi esistenti, e se i ragazzi più grandi di Mis per arrotondare arrivano a varcare il vicino Gosaldino (partendo dalle frazioni basse per ritornare dal Cantòn) e viceversa, tra i garzoni di Mis e di Sagron è sempre esistita una legge tacita che vieta agli uni di invadere il territorio degli altri (questo probabilmente più che altro per questioni temporali, andare dall'uno all'altro paese significa almeno mezz'ora di strada senza case alle quali bussare). Questo nel tempo ha comportato anche delle distinzioni tra i brani di Mis e di Sagron, sia a livello testuale che a livello di tono vocale. Tra le varie strofe della canzone ne esistono di diverso tipo: quelle classiche (S.M. in Ungheria..., S.M. l'e 'ndato in piazza..., S.M. nel palugo...), strofe di ringraziamento (Con le gambe noi ce ne andiamo..., da cantare mentre ci si incammina per nuove vie), e la strofa da utilizzare nei casi (rari, per fortuna) in cui gli abitanti a cui viene proposto di essere allietati dal piccolo coro ignorino l'arrivo degli ospiti oppure non restituiscano loro un'offerta, ed è la famosa stofa San Martin da la caora rossa... Arrivare a cantarla equivale ad una prova di coraggio, tanta è la paura di una reazione violenta da parte dei destinatari.

Purtroppo con lo spopolamento e (a mio parere) con la chiusura delle scuole, da qualche anno l'undici di novembre nessun bambino è più venuto a far visita e rallegrare gli abitanti con le loro cantate, ma quest'anno un piccolo gruppetto mescolato tra Mis e Gosaldo è passato a fare un saluto, rendendo omaggio al "paronzin" con delle filastrocche in prosa tratte dai brani delle solite occasioni. Poco male, la forma è mutevole, la tradizione è importante resti.

Vi lascio con due piccoli regali:

1) la foto ingrandibile è un vecchio reperto delle strofe da cantare, a dire il vero ne mancano diverse, ma è l'unico che sono riuscito a trovare sfogliando tra carte primeve, se ve ne ricordate altre postatele nei commenti, comincio io con una che mi sovviene giusto adesso

San Martino nel palugo
co le braghe de veludo
carne grassa fa buon brodo
par noi altri cantarin

Viva Viva San Martin!

2) vi posto anche una canzone che tempo addietro avevamo registrato, la strofa è quella de "la caora rossa", e nonostante la forma sia imperfetta (quando si canta "la caora rossa" non si deve cantare Viva Viva San Martin alla fine) riesce a rendere l'idea di come fosse cantata e anche delle differenze di intonazione tra i cantori di Mis e quelli di Sagron.



E allora vi saluto...non potrei farlo in altra maniera che con una strofa di ringraziamento:

Con le gambe noi ce ne andiamo
e con il cuore vi ringraziamo
a un altr'anno a sta stagione
si rallegra il paronzin

VIVA VIVA SAN MARTIN!



p.s.: l'altra foto è anch'essa quasi d'epoca, c'entra poco con San Martino, ma tutti i presenti (allora alle prime uscite) hanno reso onore al "paronzin" cantando casa per casa lungo entrambi i paesi, e credetemi, ho scelto la foto migliore!

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