“C'è
solo da rendere onore, a quegli eroi, che ancora oggi nel 2012
abitano, continuano ad abitare, mettono su famiglia e si alzano ogni
giorno alle 5, alle 6 del mattino e dalle loro frazioni disastrate, a
Gosaldo come a Sagron, anche d'inverno, con un metro di neve, partono
e si fanno chilometri di strada per andare in fabbrica a lavorare,
per dare da vivere ai propri figli e per far vivere i propri paesi.”
L.L.
MegaPuf
– Una serie di debiti
Puntata
#6 (La quinta c'è ma mai è stata pubblicata) – Tra “saude” e
poesia
Piccola premessa sulla quinta
puntata: c'è ma non mai uscita. E' qui, sul mio computer ed è
anche sul blog, nelle bozze, ma essendo un po' forzata (c'era da
andare avanti) e forse anche esagerata, ho preferito non pubblicarla.
La sesta puntata, che qui comincia, è invece uno “speciale”
sulla cosiddetta Giornata del Creato, simpatica scampagnata sotto una
pioggia torrenziale
(che-però-in-quanto-creato-va-ringraziata-e-lodata) in cui
amministratori e presidentelli vari hanno potuto ognuno dire la
propria sulla sostenibilità ambientale e su quanto loro sono bravi
nei loro reami
comuni. Buona lettura.
Quando
un convegno inizia con frasi come “Ringraziamo per questa giornata
il Comune di blablabla, il Parco blablabla, l'Ente blablabla,
l'Associazione blablabla... ma soprattutto ringraziamo il
Signore, per tutto il creato”,
oltre a provocare un immediato “ma vaffanculo!”, è inevitabile
che tutto il resto perda di credibilità. Forse anche per questo,
dopo questo fantastico
inizio, i vari interventi dei vari sindaci, assessori e presidenti
che lungo la giornata hanno voluto dire la loro, hanno sofferto quasi
tutti della sindrome da “ma che cagate sto dicendo? Mi crederanno
davvero?”. La risposta è no, non vi crediamo. O meglio, no, non vi
credo perché so come stanno in realtà le cose, ma probabilmente, se
fossi un giornaliscattolicoforestiero come gli altri presenti, dato
che siete così bravi a scionàrla, vi
crederei anch'io.
Ed ora inizio con le mie due
letterine.
Cara
Giada Leunzero,
cominci
con le leggende del tuo amato Antico Do'. E' chiaro che poi si pensa
che tutto quello che racconti sono leggende. Non possiamo certo
crederti quando dici che l'acqua dell'Ultimario è la più pura,
quando poi sappiamo bene che neanche due anni fa (era il finire del
2010), ad Entrobuco l'arsenico ci faceva diventare dopo una doccia
come Green Lantern. E sempre ad Entrobuco le magnifiche scoàže
tossiche dei lavandai finite nel torrente, così per caso.
(Ah ma no, quelli erano amici del buon Vincenzo Vellai)
Non
possiamo certo crederti quando ti vanti del teleriscaldamento, che a
biomassa che ecologico che sostenibile che lo adoperano tutti che
eccetera eccetera. Perché fu avviato prima del tempo, a gasolio?
Perché l'utenza non è poi tutta quella che c'hai raccontato? Perché
col bosco che ci invade case e tabià
compriamo la biomassa da fuori? (E questo non è che sia proprio
sostenibile).
Non
possiamo neanche crederti quando ci dici di tutto quello che è stato
fatto per portare queste macchine elettriche qua. Certo, ora che sono
arrivate, ora che ci sono i risultati, è bello farsi belli, ma
quando era ora qualcuno non ha esitato a mettersi contro. Insomma,
non vantiamoci di meriti che non sono nostri. E infine, cara Giada,
se potevamo anche esserci fatti abbindolare quando parlavi di
ecologia e di sostenibilità, ora che tutti si stanno facendo la
strada a piedi sotto la pioggia e tu sali in macchina, magari
schizzandoci anche dalle pozzanghere e alla domanda “ma
atu el permesso?” rispondi “el
permesso? Eh mel farò da sola el permesso, os'ti!” no,
non ti crediamo più.
E
se prima dicevamo “vabbè”, poi iniziano anche a girarci le palle
se ti fai padrone dappertutto, se ad ogni intervento degli altri,
sindaci, assessori, ecc. devi sempre dire la tua e devi sempre aver
fatto qualcosa anche tu. Non hai fatto un cazzo Giada, e i meriti
sono di chi se li merita, che ogni tanto sei anche tu, ma non sempre,
non dovunque.
Caro
Mariano Leoni,
è
incredibile come nella sala a tutti il tuo intervento sia sembrano
qualcosa di normale e coerente. Anzi, è assurdo. L'unica spiegazione
plausibile è che tutti avessero troppa fame per starti ad ascoltare.
Ma io, nonostante fossi di una noia mortale, l'orecchio te l'ho
posto, e mi sono fatto grasse risate, quando hai affermato con
orgoglio da Duce che in casa tua, ovvero nel tuo comune (come
fosse una proprietà), hai 2000 suddit... abitanti, 1700 abitazioni
di cui almeno 500 di esclusiva proprietà dei turisti. Ti giuro caro
Mariano, non so come hai fatto, ma quando l'hai detto sembrava quasi
normale. Forse poi, la sindrome Giadaleunzerohofattotuttoio ti ha
colpito, perché non contento dei vanti riguardo comuni fioriti,
statue di shrek, supercondomini, ecc. anche tu hai finito col
vantarti delle macchine elettriche e di tutto il resto in cui ai
comuni resta ben poco merito in realtà. Davvero squallido infine,
caro Mariano, il momento conclusivo del tuo discorso, in cui anche
tu, conscio della presenza massiccia di media cattolici, invochi (o
ringrazi, non ricordo) il Signore Santissimo. Davvero squallido.
Fine delle letterine.
Ora si mangia, e (giusto per restare
in tema) che Dio benedica questo lauto pranzo! (Davvero egregio!).
Per fortuna, quando si tratta di mangiare si va sempre d'accordo
(tranne l'assessore al DCA, ma lasciamo perdere questo infelice
capitolo).
Il clou del grottesco arriva durante
la sosta nell'abitato di Gran Mossi.
Dopo che assessori e cittadini del
Comune offrono agli interessati, ma anche un po' addormentati ospiti
uno scorcio del più problematico dei paesi del Circondario, ecco che
intervengono altri sindaci, ossia i vicini (ma fuori Provincia) di
Frabasso e Rivalfiume. Ovviamente mentre tutti raccontano quello che
hanno da raccontare, l'onnipresente Giada Leunzero sente il dovere di
esprimere i propri pareri e far sapere a tutti i propri meriti (che
ne ha ovunque e comunque, bah!). Da una mezza frase poi, ecco che
scatta la molla che contrappone i Comuni al Parco, il Parco ai
ventini (abitanti del Ventino), i ventini al melmanesi (abitanti del
Melmanese). Insomma, un gran casino che neanche Felix Lalù vs.
Claudio Taverna (vedi qui).
Da quello che sono riuscito a capire, secondo i comuni nel Parco non
si può tagliare neanche un albero, secondo il Parco invece si può,
ma i Comuni vorrebbero in pratica cementificare il Parco, fatto sta
che quest'albero rischiava di fare davvero una MegaFasìna.
Se non altro l'animata discussione ha risvegliato un po' i presenti,
che si sono di lì a poco trasferiti nel Comune di Rivalfiume per
altri sproloqui.
Durante il tragitto, ho avuto modo
di chiacchierare con diverse persone, e con mia grande sorpresa, ho
trovato di fronte a me la poesia pura di due persone che quando ti
parlano veramente capisci che ti aprono il cuore. E che credono
veramente e fermamente in quello che dicono e in quello che fanno. E
che lo fanno senza secondi fini, ma perché veramente ci tengono.
Sperando di non venir smentito in futuro, ovviamente, ma neanche qui
farò nomi.
Qui mi è stato fatto notare quanto
per me è palese quotidianità. Ossia la differenza di prospettive e
di visione del futuro fatta trapelare nei loro interventi dagli
amministratori dei comuni ventini e da quelli dei comuni melmanesi.
Oltre alla marea di cazzate sparate
dai vari amministratori incontrati, che falsifica già di suo questa
sensazione, la mia impressione è ormai da un po' di tempo la stessa:
i melmanesi sono stati condannati dalla storia, noi invece siamo
stati aiutati. Ora che le vacche sono smagrite per tutti, c'è un
atteggiamento davvero troppo autocommiserante e che giustifica la sua
situazione additandola ad ingiustizie esterne da parte dei melmanesi,
che forse, basterebbe credessero un po' più in loro stessi e nelle
proprie capacità, smettendola di lamentarsi e mettendosi in prima
linea nel fare qualcosa per il proprio futuro.
Non mi soffermerò più di tanto
sulle altre cazzate sentite in serata. Accenno solo per dovere di
cronaca alla giornalista maleducata che montava i video disturbando
tutti durante un momento di riflessione; all'altra giornalista
ritardata che, prendendo per vero tutto ciò che i politici le
avevano fino a quel momento raccontato, elogiava il sistema e
blablabla, vantandosi infine del fatto di lavorare in un media di
stampo cattolico (!); accenno anche ad un'altra giornalista, che
pendeva dalle labbra del Mariano Leoni, affermando con convinzione di
aver visto nei suoi occhi la speranza verso un futuro equo e
sostenibile.
Chiudo, citando però dapprima un
biondo ragazzo scout che ha zittito i presenti saccenti con una
emozionante frase sul fascino della montagna che a trascriverla si
farebbe un peccato. Giusto per far capire di cosa si sta parlando, il
ragazzo menzionava a quanto sia difficile apprezzare la bellezza
della montagna per chi non la vive. La bellezza della montagna al di
fuori del relax, dell'alpinismo e dello sport, ma proprio dal
rapporto che si crea tra la persona e la natura, quel (e qui lo
aggiungo io) conoscere visivamente e tattilmente ogni sperone di
roccia, dove finisce il prato e dove cominciano le mughe, dove ci
sono i camosci e dove invece puoi incontrare i mufloni, dove quando
in valle piove sai con discreta precisione fin dov'è arrivata la
neve sulle montagne. Dove la montagna ti libera dal peso delle
preoccupazioni, alleggerendoti col suo semplice esserci, ed essere
sotto i tuoi piedi.
Continua, per intanto, una videochicca...